Dopo la fine della pandemia di coronavirus niente sarà più come prima in quanto in tutto il mondo tutti dovremo essere pronti a fare in modo che questo nemico invisibile non torni più. Come diretta conseguenza pure la tecnologia subirà dei cambiamenti in quanto i prodotti hi-tech avranno un design tale da ridurre i rischi di contaminazione.
Tra trasparenza, etica e business responsabile, le etichette elettroniche, facendo leva sull’integrazione tramite app per smartphone, permetteranno ai consumatori di conoscere per i prodotti di make up gli ingredienti, la loro provenienza e l’efficacia. Post coronavirus, inoltre, il mercato della cosmetica cambierà attraverso un potenziamento dell’offerta di prodotti igienizzanti, e quindi l’etichetta elettronica permetterà di acquisire informazioni chiave sulla sicurezza e sulla protezione del prodotto per la pelle.
Pure sul packaging ci sarà una rivoluzione tecnologica e di design che non andrà ad interessare solo la cosmesi, ma anche la quasi totalità degli altri settori dell’economia. Il consumatore, infatti, tenderà ad essere sempre più attento ad acquistare beni e prodotti con un confezionamento che garantisca la protezione non solo dall’ossidazione, ma anche dalle contaminazioni esterne, siano queste ambientali o microbiche.
Inoltre, se in Italia con il lockdown molti lavoratori hanno continuato ad operare da casa, in realtà il telelavoro e lo smart working continueranno ad essere adottati anche post coronavirus. Da questo punto di vista il nostro Paese aveva stentato, prima del coronavirus, a decollare sul lavoro a distanza, ma ora è probabile che diventerà in tutto e per tutto uno standard pure per milioni di lavoratori del pubblico impiego.
In pratica lo smart working, che ora è necessario con il lockdown, dovrà diventare dopo il coronavirus una virtù, e lo stesso dicasi per le lezioni a distanza in scuole ed università di ogni ordine e grado. E nell’equilibrio tra tutela della salute, e privacy, la prevenzione di nuovi contagi da coronavirus potrebbe prevedere pure l’uso di droni che saranno in grado di misurare la temperatura.
In accordo con quanto è stato riportato da Repubblica.it, pure i Governo italiano avrebbe aperto, in materia di app per il tracciamento degli spostamenti, alla via coreana, e per questo starebbe cercando esperti e soluzioni. Al momento, con la curva del contagio che nel nostro Paese sempre essere in progressiva discesa, è ormai troppo tardi per l’uso delle app, ma in uno scenario di contagi da coronavirus quasi-zero l’utilizzo di queste applicazioni potrebbe essere per il cittadino il prezzo da pagare per tornare ad uscire di casa e per muoversi liberamente.
L’adozione di massa delle app di tracciamento, da qui a qualche mese, potrà garantire ai Paesi del mondo di non bloccare più le attività produttive, e di bloccare sul nascere ogni nuovo ed eventuale focolaio di coronavirus proprio attraverso un sistema di sorveglianza globale che farà leva non solo sulla geo localizzazione, ma pure sull’incrocio dei dati, sul territorio, forniti dalle videocamere di sicurezza. L’app coreana, in tal senso, fungerà per tutti da apripista anche perché, dopo l’epidemia da Mers, la Corea del Sud era un Paese già pronto a spezzare la catena del contagio facendo leva sull’uso massivo della tecnologia.
Senza il coronavirus l’idea di varare a livello globale un sistema di sorveglianza di massa avrebbe scatenato non solo polemiche e critiche, ma avrebbe sostanzialmente trovato lo stop da parte delle Autorità per la privacy. Ora invece tutto cambia in quanto, post emergenza, saranno leciti processi e tecnologie per i quali, in tempi diversi da quelli attuali, e drammatici sotto ogni punto di vista, ci sarebbero voluti anni se non decenni. In altre parole, il cittadino del futuro, quello che tornerà ad uscire di casa, e magari ad abbracciarsi, dovrà essere pronto ed abituato a situazioni ed a condizioni di emergenza anche pagando il prezzo dell’assenza di riservatezza. Così come ogni Stato e Paese del mondo dovrà coniugare i propri valori, a partire da quelli costituzionali, con il bisogno di tutelare la salute pubblica, il bene più prezioso.
Come cambierà il mercato della cosmesi dopo l’epidemia da Covid-19
Per esempio, in accordo con quanto è stato riportato dal sito ilsole24ore.com, nel settore della cosmesi, durante e soprattutto dopo il coronavirus, l’uso della tecnologia sarà tale che, stando alle previsioni del Polo della Cosmesi, l’associazione che raggruppa in Lombardia le imprese del settore, ci sarà un’impennata non solo delle etichette elettroniche, ma pure dei sistemi touchless al fine di evitare di contaminare i prodotti. Di conseguenza, dopo la pandemia in molti casi tecnologia farà rima con sicurezza.Tra trasparenza, etica e business responsabile, le etichette elettroniche, facendo leva sull’integrazione tramite app per smartphone, permetteranno ai consumatori di conoscere per i prodotti di make up gli ingredienti, la loro provenienza e l’efficacia. Post coronavirus, inoltre, il mercato della cosmetica cambierà attraverso un potenziamento dell’offerta di prodotti igienizzanti, e quindi l’etichetta elettronica permetterà di acquisire informazioni chiave sulla sicurezza e sulla protezione del prodotto per la pelle.
Pure sul packaging ci sarà una rivoluzione tecnologica e di design che non andrà ad interessare solo la cosmesi, ma anche la quasi totalità degli altri settori dell’economia. Il consumatore, infatti, tenderà ad essere sempre più attento ad acquistare beni e prodotti con un confezionamento che garantisca la protezione non solo dall’ossidazione, ma anche dalle contaminazioni esterne, siano queste ambientali o microbiche.
La tecnologia post-coronavirus in un mondo che cambia
Sebbene in molti sperino che, alla fine dell’epidemia, tutto possa tornare alla normalità, in realtà ci dobbiamo preparare a grossi cambiamenti. Per esempio, è probabile che le serate nei cinema al chiuso con 200-300 persone ad assistere allo spettacolo potrebbero essere per alcuni anni solo un lontano ricordo. E lo stesso dicasi, comunque, per assembramenti che, in generale, potrebbero essere vietati ancora per molto e contrastati anche attraverso pattugliamenti dall’alto attraverso l’uso dei droni.Inoltre, se in Italia con il lockdown molti lavoratori hanno continuato ad operare da casa, in realtà il telelavoro e lo smart working continueranno ad essere adottati anche post coronavirus. Da questo punto di vista il nostro Paese aveva stentato, prima del coronavirus, a decollare sul lavoro a distanza, ma ora è probabile che diventerà in tutto e per tutto uno standard pure per milioni di lavoratori del pubblico impiego.
Il salto nel digitale in Italia, necessario per cittadini ed imprese
Il salto nel digitale, per i cittadini e per le imprese, sarà fondamentale per l’Italia al fine di rialzarsi dopo la pandemia. A confermarlo, in accordo con quanto è stato riportato da ilgiorno.it, è stato Alessandro Rosina che è professore ordinario di Demografia all’università Cattolica di Milano.In pratica lo smart working, che ora è necessario con il lockdown, dovrà diventare dopo il coronavirus una virtù, e lo stesso dicasi per le lezioni a distanza in scuole ed università di ogni ordine e grado. E nell’equilibrio tra tutela della salute, e privacy, la prevenzione di nuovi contagi da coronavirus potrebbe prevedere pure l’uso di droni che saranno in grado di misurare la temperatura.
App di tracciamento per ricostruire i movimenti e la catena del contagio
Ma la tecnologia post coronavirus, per evitare lo scoppio di nuovi focolai di Covid-19 dopo il lockdown, sarà impegnata pure nell’adozione di applicazioni mobili di tracciamento che saranno utili per ricostruire i movimenti e la catena del contagio. Da questo punto di vista il Paese più evoluto ad oggi è la Corea del Sud, ma anche Israele, dove il tracciamento dei contagiati ha evitato di certo tante vittime. In altre parole, già da oggi possiamo dire che, almeno per qualche anno, uno dei business più fiorenti sarà quello della sorveglianza sanitaria che porterà tutti noi ad una cessione di privacy a favore della collettività.In accordo con quanto è stato riportato da Repubblica.it, pure i Governo italiano avrebbe aperto, in materia di app per il tracciamento degli spostamenti, alla via coreana, e per questo starebbe cercando esperti e soluzioni. Al momento, con la curva del contagio che nel nostro Paese sempre essere in progressiva discesa, è ormai troppo tardi per l’uso delle app, ma in uno scenario di contagi da coronavirus quasi-zero l’utilizzo di queste applicazioni potrebbe essere per il cittadino il prezzo da pagare per tornare ad uscire di casa e per muoversi liberamente.
L’adozione di massa delle app di tracciamento, da qui a qualche mese, potrà garantire ai Paesi del mondo di non bloccare più le attività produttive, e di bloccare sul nascere ogni nuovo ed eventuale focolaio di coronavirus proprio attraverso un sistema di sorveglianza globale che farà leva non solo sulla geo localizzazione, ma pure sull’incrocio dei dati, sul territorio, forniti dalle videocamere di sicurezza. L’app coreana, in tal senso, fungerà per tutti da apripista anche perché, dopo l’epidemia da Mers, la Corea del Sud era un Paese già pronto a spezzare la catena del contagio facendo leva sull’uso massivo della tecnologia.
Senza il coronavirus l’idea di varare a livello globale un sistema di sorveglianza di massa avrebbe scatenato non solo polemiche e critiche, ma avrebbe sostanzialmente trovato lo stop da parte delle Autorità per la privacy. Ora invece tutto cambia in quanto, post emergenza, saranno leciti processi e tecnologie per i quali, in tempi diversi da quelli attuali, e drammatici sotto ogni punto di vista, ci sarebbero voluti anni se non decenni. In altre parole, il cittadino del futuro, quello che tornerà ad uscire di casa, e magari ad abbracciarsi, dovrà essere pronto ed abituato a situazioni ed a condizioni di emergenza anche pagando il prezzo dell’assenza di riservatezza. Così come ogni Stato e Paese del mondo dovrà coniugare i propri valori, a partire da quelli costituzionali, con il bisogno di tutelare la salute pubblica, il bene più prezioso.